Sapevi che esiste il tumore al seno nell’uomo? Questa malattia colpisce ogni anno circa 620 uomini solo in Italia. Quasi sconosciuto rispetto al tumore al seno femminile, ci sembra importante parlarne, soprattutto in occasione della campagna Ottobre Rosa. Ritrova tutte le informazioni importanti nel nostro articolo: sintomi, fattori di rischio, diagnosi e trattamenti.
Tumore al seno uomo: esiste il cancro al seno maschile?
Cos’è il tumore al seno maschile?
Il tumore al seno è una proliferazione anomala delle cellule del tessuto mammario che si riproducono in maniera incontrollata. Gli uomini, come le donne, hanno una piccola quantità di tessuto mammario. Ecco spiegato perché anche loro possono essere colpiti dal cancro della mammella.
Il tumore della mammella viene erroneamente considerato una malattia femminile. Anche se più raro, il tumore del seno nell’uomo esiste e rappresenta circa l’1% dei casi totali di cancro del seno. In Italia colpisce approssimativamente 1 uomo su 620, con circa 500 casi ogni anno, contro i 50.000 casi annuali nelle donne. Ma negli ultimi anni i casi sono in aumento, soprattutto negli uomini che hanno meno di 45 anni.
Proprio per la sua basse incidenza, la prevenzione del tumore al seno nell’uomo viene sottovalutata. Ecco perché noi di SexyAvenue ci teniamo invece a sottolineare l’importanza della prevenzione e di una diagnosi rapida, che permetta di curare il problema prima che diventi troppo grave.
Tumore al seno uomo: quali sono i sintomi?
I sintomi del tumore al seno maschile sono molto simili ai sintomi che si riscontrano nelle donne affette dalla malattia. Tra i più comuni e più facili da riconoscere ci sono:
- la presenza di noduli al seno
- il cambiamento di forma e dimensione del seno
- dei cambiamenti nella pelle (arrossamenti e “buccia d’arancia”)
- il capezzolo che rientra
- delle secrezioni dal capezzolo
- un forte dolore al seno e ai capezzoli
- un ingrossamento dei linfonodi sotto l’ascella
In sintesi, fai attenzione a qualunque tipo di cambiamento nell’aspetto del seno e anche alle sensazioni che percepisci in questa zona del corpo. Sarebbe importante, come per le donne, svolgere l’autopalpazione in modo regolare. Questo permette di imparare a conoscere il proprio corpo per poter riscontrare facilmente e rapidamente un eventuale cambiamento. Se non sai come farla, consulta il nostro articolo guida sull’autopalpazione del seno per effettuare correttamente tutte le tappe.
Quali sono i fattori di rischio?
Esistono dei fattori specifici che possono aumentare il rischio di contrarre il tumore al seno nell’uomo.
- L’età. La maggior parte degli uomini colpiti ha tra i 60 e i 70 anni d’età. Ma l’incidenza sta aumentando anche tra le persone più giovani, con meno di 45 anni.
- I fattori genetici e la predisposizione familiare. Le persone che hanno dei parenti colpiti dalla malattia, sia uomini che donne, hanno un maggior rischio di sviluppare il tumore al seno. Anche alcune malattie genetiche ereditarie, come la mutazione del gene BRCA2 o la sindrome di Klinefelter, aumentano la predisposizione al cancro al seno.
- I disordini ormonali. I disturbi che modificano il livello di ormoni possono aumentare la probabilità di sviluppare il tumore al seno maschile. Tra questi rientrano i disturbi legati ai testicoli, la terapia ormonale per curare il cancro alla prostata, ma anche l’obesità e il sovrappeso.
- L’abuso di alcol e la cirrosi. I danni al fegato possono aumentare il tasso di estrogeno, aumentando i fattori di rischio.
- L’esposizione a radiazioni. Per esempio, la radioterapia al torace su un lungo periodo può aumentare i rischi.
Tumore al seno uomo: come curarlo?
Tumore al seno uomo: l‘importanza della diagnosi
La diagnosi precoce è essenziale per poter iniziare tempestivamente una terapia. Ma come arrivarci? Il primo passo è sicuramente svolgere l’autopalpazione in modo regolare. Come le donne, l’ideale sarebbe una volta la mese, per poter avere un controllo continuo del corpo. Inoltre, per le persone che hanno una storia clinica familiare a rischio, è meglio svolgere esami di controllo e test genetici per assicurarsi che il gene malato sia presente o meno.
Nella maggior parte dei casi, il tumore al seno nell’uomo viene diagnosticato dopo una visita medica generale a causa di sintomi anomali. Il medico di base analizza il paziente, la storia clinica e i sintomi. Dopodiché si passa agli esami specifici, come l’ecografia e la risonanza magnetica per avere delle immagini del tessuto mammario. Questo permette di riconoscere un tumore maligno da uno benigno. Per approfondimenti maggiori, si può realizzare anche una biopsia, ovvero prelevare un campione di tessuto sospetto per svolgere delle analisi in laboratorio.
Tumore al seno uomo: le cure esistenti
Il trattamento del tumore al seno nell’uomo dipende da diversi fattori. Bisogna infatti considerare lo stadio della malattia, la grandezza della massa tumorale, la diffusione (eventuale) in altri organi e lo stato di salute generale del paziente. Questo permette di definire il trattamento specifico più adatto alla persona. Tra i trattamenti principali ci sono la chirurgia, la radioterapia, la chemioterapia e la terapia ormonale.
- La chirurgia è sicuramente una delle prime scelte per rimuovere il tumore al seno maschile.
- La radioterapia si fa insieme alla chirurgia per eliminare le eventuali cellule cancerogene rimaste, per evitare la recidività.
- La chemioterapia permette di eliminare le cellule malate indipendentemente dalla loro posizione.Si fa dopo la chirurgia o prima della mastectomia per ridurre la massa da asportare.
- La terapia ormonale permette di bloccare la proliferazione di ormoni, in particolare l’estrogeno, che causano la crescita delle cellule tumorali.
Speriamo di averti fornito un’idea più chiara del tumore al seno nell’uomo. Ora sai che questa malattia non colpisce esclusivamente le donne. Il cancro al seno maschile esiste ed è importante parlarne per sensibilizzare le persone sul tumore alla mammella maschile. Per questo, ricordati l’importanza dell’autopalpazione e della prevenzione per poter ottenere una diagnosi precoce che permette in 9 casi su 10 di curare la malattia.
